Giovanni Ti Amo è un giovane cantautore casertano, “Dongiovanni” è il titolo del suo primo EP, in cui sfodera tutte le sue qualità artistiche come il più famoso dei seduttori.
S’intitola “Dongiovanni” (Pulp Music/Virgin LAS) il primo EP di Giovanni Ti Amo, anticipato dai singoli “Cloro”, “Bambina in Discoteca”, “Burro Cacao” e “Falene”, che hanno messo in evidenza le sfaccettature del giovane artista di Caserta.
La leggerezza sembra distinguere questo progetto a cominciare dal nome, che sa di estate e di musica retrò nate alla chitarra, a volte scanzonate altre più rabbiose come l’umore tipico di un ventenne ma con le idee molto a fuoco.
Tra cantautorato e sonorità indie, un crossover tra Mac DeMarco, Miles Kane e Pino D’Angiò. Lo abbiamo intervistato:
Ciao Giovanni, come stai?
Benone grazie! Sono contento.
Ci racconti le tue origini nel mondo della musica?
Sono cresciuto in mezzo alla musica dei vinili di mio padre così a 5 anni, quando la scuola mi ha dato la possibilità di suonare uno strumento, ho scelto il violino, che è stato il mio primo approccio alla musica. Poi purtroppo mio padre, quando avevo 13/14 anni, mi ha fatto scoprire il rock e i Beatles e da lì è partito l’amore per la forma canzone.
Perché purtroppo?
Perché mi hanno rovinato la vita, sono loro che mi hanno fatto appassionare alle canzoni! Poi è arrivato il periodo del liceo dove suonavamo cover delle band che mi piacevano come Arctic Monkeys o The Strokes e ho imparato a suonare la chitarra e il basso.
Finito il liceo l’era delle band si è conclusa e ho cominciato a scrivere per me in italiano e adesso sto qua.
Perché hai scelto come titolo per l’EP “Dongiovanni”?
E’ il nome di un artista, quello di un disco di Battisti, un’opera lirica di Mozart, quindi porta con sé riferimenti di artisti che ho ascoltato inoltre Dongiovanni era un corteggiatore, e al di là di questo il corteggiamento è un modo per potersi presentare che è lo scopo di questo EP.
I tuoi testi parlano di esperienze personali?
Parlo solo di cose che ho vissuto in prima persona, se non ho qualcosa da dire o da raccontare che ho provato su di me mi è difficile scrivere.
Hai un suono che spazia tra i generi, me ne parli?
Sicuramente essendo il mio primo lavoro subisce l’influenza di tutti i miei ascolti passati.
Quindi ci sono sfumature più presenti di altre, ci sono pezzi chitarrosi alla Mac DeMarco, come “Bacio in America” o “Sud Italia” sono nati alla chitarra e poi ci ho cantato sopra. E’ un approccio molto casalingo che cerco di implementare con la dimensione suonata.
Calcola che batteria e basso in un primo momento li ho suonati io quindi ha queste sonorità che sono anche un pò da cameretta ma anche la volontà di suonare e registrare tutti gli strumenti come si faceva una volta.
Non uso tanti sample ne suoni artificiali che non provengono da uno strumento reale che possiedo in camera mia. Non ho mai scritto su un beat fatto al computer.
Poi ci sono anche pezzi un pò più rudi come “Bambina in Discoteca”, che si rifà al brit rock.
Giovanni Ti Amo, finalmente qualcuno con un nome che incute leggerezza!
Ci vuole leggerezza! Io non penso di scrivere dei testi impegnati, io vivo la musica come un gioco, passo ore a suonare e a scrivere e poi vedo come va, non mi prefiggo mai di scrivere un pezzo è tutto molto spontaneo. Le mie canzoni nascono ovunque, se mi viene un’idea in metropolitana me l’appunto e a casa ci lavoro. Sicuramente sono una persona solare e dalla mia musica si capisce.
“Burro Cacao” è un pezzo figlio dell’Italo disco, è un genere che fa parte delle tue influenze?
Sì assolutamente, questo pezzo è un figlio di Pino D’angiò, io sono un grande fan di quella musica che ha un sapore italiano molto preciso con poche parole e molto groove e voglia di ballare. Sono contento che l’hai notato. Chissà magari in futuro svilupperò meglio il tema.
Cosa ha ispirato “Sud Italia”, una delle tracce inedite dell’EP?
Da una colazione con una ragazza, io sono un fan delle colazioni lente, io sono di Caserta anche se adesso sto a Milano, mentre parliamo lei mi dice: “Comunque quando parlo con te mi fai sentire in Sud Italia”.
Nella mia testa c’era già un ritornello e da lì mi è salita la fretta di tornare a casa per buttare giù queste parole.
Mentre lei parlava io prendevo appunti sotto al tavolo e sono anche andato al bagno per buttare giù la melodia prima che mi sfuggisse, quando sono arrivato a casa la canzone era praticamente pronta. Mi diverte sempre questa storia.
L’ultimo album di cui ti sei innamorato:
E’ di un’artista brasiliana che si chiama Jiulia Mestre s’intitola “Arrepiada”, è un album bellissimo.